Su Nuraxi di Barumini
L’area archeologica Su Nuraxi è stata scoperta e portata alla luce dall’archeologo Giovanni Lilliu nel corso degli anni ‘40-’50 e per la sua unicità è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1997.
La civiltà nuragica si sviluppa in Sardegna lungo un arco cronologico di circa 1000 anni (1500-500 a.C) dando vita ad una struttura sociale molto complessa e articolata, caratterizzata da comunità probabilmente suddivise in classi sociali alle quali appartenevano le famiglie o clan. Essa prende il nome dal monumento più caratteristico del periodo: “il nuraghe”, parola che significa “mucchio di pietre” e “cavità”, che va a indicare un tipo di architettura militare con mura turrite. Fin ora in tutta l’isola sono stati censiti oltre 7000 nuraghi (fra torri singole e nuraghi complessi) e nel territorio di Barumini ne compaiono circa una trentina. Su Nuraxi è il più rappresentativo dei nuraghi complessi, ossia costituiti da più di una torre. La loro costruzione in Sardegna avviene principalmente tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente con funzione strettamente militare; molto simili ai castelli medievali, pur essendo più antichi di quasi 3000 anni, servivano, infatti, per difendere il territorio circostante. Successivamente verranno riadattati e riutilizzati fino all’età del Ferro, e talvolta saranno impiegati anche dalle popolazioni che subentreranno a quella nuragica.
Su Nuraxi presenta una stratificazione culturale di oltre 2000 anni, cioè dal 1500 a.C. al VII sec. d.C.. Per quanto concerne la sua realizzazione si possono distinguere diverse fasi evolutive riscontrabili dalle strutture e dai prodotti della cultura materiale. Il principale materiale utilizzato per la sua costruzione è il basalto, una pietra vulcanica molto dura proveniente dall’altopiano della Giara.
Nel Bronzo Medio 1500-1300 a.C. venne costruita la torre maggiore (il mastio), ossia il nuraghe semplice a tholos. Il termine tholos viene usato per indicare una torre troncoconica che presenta al suo interno camere circolari con pareti aggettanti, e quindi costituite da grandi massi che tendono a diminuire di grandezza man mano che si sale verso l’alto, completata da una copertura a falsa volta o a falsa cupola. Il mastio (in origine alto circa 18,60 m) era costituito da tre camere sovrapposte comunicanti tra loro attraverso delle scale ottenuto all’interno dello spessore murario.
Successivamente nel Bronzo Recente 1300-1100 a.C. al mastio fu addossato un quadrilobo, un robusto corpo murario a schema di quattro torri minori unite mediante delle cortine rettilinee, orientate secondo i quattro punti cardinali, che dovevano raggiungere i 14 metri d’altezza. L’ingresso al bastione quadrilobato, situato nella cortina sud-orientale, dava accesso ad un cortile, a forma semilunata e provvisto di pozzo, che serviva per raccordare i vani delle varie torri. Tutte e quattro erano composte da due camere sovrapposte, anch’esse di pianta circolare e voltate a tholos, non comunicanti fra loro. Le camere a terra presentano delle feritoie, disposte su due ordini, in origine separate a mezza altezza da un ballatoio ligneo.
Sempre nel Bronzo Recente sorse il più antico agglomerato del villaggio (del quale restano poche tracce) e furono costruite 3 torri dell’antemurale, ossia una cintura muraria approntata per la difesa esterna del quadrilobo.
Nel Bronzo Finale 1100-IX sec. a.C. l’antemurale venne rinnovato e ampliato dalla costruzione di altre torri, mentre la struttura del quadrilobo venne rifasciata da un anello murario spesso 3 metri che andò ad occludere l’ingresso originario a terra, così sostituito da un nuovo ingresso sopraelevato, ricavato nella cortina muraria di Nord-Est. Questo poderoso intervento di rinforzo murario obliterò anche le feritoie delle camere basali delle torri del quadrilobo.
Nella fase del Bronzo Finale vennero inoltre costruite la maggior parte delle abitazioni del villaggio, di forma circolare, costituite da un unico ambiente e con copertura lignea di forma conica.
Una delle strutture più significative del villaggio nuragico risalenti a tale periodo, è la “capanna 80? chiamata anche “capanna delle assemblee, sala delle riunioni o curia”. Si tratta di un vasto edificio circolare che presenta lungo il perimetro interno un sedile anulare e nelle pareti 5 nicchie, all’interno del quale sono stati trovati vari elementi riconducibili all’area sacra e rituale che fanno supporre che all’interno dell’edificio avessero luogo le assemblee della comunità.
All’inizio dell’ultimo periodo della civiltà nuragica, chiamato Età del Ferro IX-VI sec. a.C., Su Nuraxi andò quasi interamente distrutto e sulle rovine, in prossimità dell’antemurale e del nuraghe, nei primi decenni del VII sec. a.C. venne costruito un nuovo agglomerato, che sviluppò finezze tecniche e forme di arredo urbano proprie di una società che andava rinnovandosi e progredendo sia per via interna che per contatti e stimoli esterni. In questa fase il clima diventò più pacifico e stabile e la vita militare rappresentò ormai una memoria del passato.
Le nuove tipologie abitative, “le capanne a corte centrale o capanne a settori”, presentavano un perimetro murario di forma circolare e più vani per lo più quadrangolari, probabilmente dotati di copertura lignea, convergenti a raggiera e in modo centripeto attorno al cortile rotondo lastricato. L’ambiente più significativo è la “rotonda”, una piccola stanza che in origine probabilmente mostrava copertura a falsa cupola, dotata di un basso sedile e un bacile centrale che serviva per contenere dell’acqua, probabilmente utilizzata a scopo rituale e per la pratica di riti lustrali legati al culto delle acque. Queste capanne attualmente sono state portate alla luce in un numero esiguo di nuraghi e quelle di Barumini raggiungono il grado maggiore di complessità e di evoluzione.
Nel V sec a.C. alla civiltà nuragica subentrò l’occupazione punica e gli abitanti del luogo entrarono in contatto con una cultura diversa. A parte il progressivo apporto di materiali dalle città puniche, l’aspetto fisico del villaggio e il modo di vita degli abitanti non subirono un grosso mutamento; peraltro non vi fu sviluppo, anzi decadenza graduale dell’abitato e calo demografico conseguente.
Nel periodo storico, II-I sec.a.C., l’insediamento venne riutilizzato e riadattato anche dai romani, che in alcuni casi usarono certi ambienti come luogo di sepoltura. La struttura continuò ad essere abitata fino al III sec. d.C. e successivamente frequentata sporadicamente fino al periodo alto-medievale, VII sec. d.C.