Modolo sfila al Nuraghe
Barumini. Barbaricino doc, sarto, artista, stilista, gran lavoratore. Soprattutto, un nome che è affermato nella moda a livello internazionale. Paolo Modolo, 67 anni, di Orani, ha inventato uno stile sobrio e fedele alla tradizione, ma che riesce ugualmente a essere al passo con i tempi. Ha trasformato lo stile dei suoi predecessori in abiti moderni dall’aspetto antico, lavorando principalmente su velluto e orbace, cioè i tessuti dell’abbigliamento tradizionale sardo. Uno dei primi clienti, quando aveva 19 anni, fu Costantino Nivola, suo compaesano. Il pittore-scultore pagò il vestito con un quadro completo di dedica sul retro: “S’arte tua pro s’arte mea” (La tua arte in cambio della mia).
«La prima sfilata, la organizzai a Su Gologone», esordisce Modolo, «dove portai in passerella giacche e calzoni dalle fogge antiche. Da quel momento, il lavoro non è mai mancato». Lo stile agropastorale di Modolo ha sfilato poi a Cagliari, Roma, Milano, Firenze, Londra, Tunisi, addirittura a Tokio. Sabato scorso, di notte, l’ennesima passerella per “Su Nuraxi tra le stelle della moda”, che si è svolta nello scenario della Reggia nuragica di Barumini: è stato un altro grande successo di pubblico, che ha applaudito le nuove collezioni. Per lo stilista, la particolare ambientazione ha rappresentato una novità: «Per me è stata una grande emozione, perché tengo tantissimo alla storia, alla cultura e alle tradizioni della Sardegna. A Su Nuraxi mi sentivo a casa mia».
Com’è nata la passione per il suo lavoro?
«All’età di 11 anni ero apprendista in una sartoria del paese, dove rimasi a lavorare senza retribuzione per sei anni consecutivi. Quando ho compiuto 18 anni, ho aperto una mia sartoria e per i successivi ventidue ho lavorato in miniera, svolgendo comunque il lavoro di sarto tutti i giorni».
Quali sacrifici ha dovuto affrontare per arrivare alla fama?
«Ho lavorato anche quattordici ore al giorno, pur di soddisfare le richieste dei miei clienti».
Quanto ha influito la conoscenza con l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga?
«Cossiga è stato fondamentale per la mia notorietà al di fuori dall’Isola, sia tra i politici sia tra sindacalisti e intellettuali».
La crisi economica ha influito sulle vendite delle sue collezioni?
«Sono fortunato: no».
Qual è stato il momento più bello di Modolo stilista?
«Quando nel 1997 andai a Palazzo Madama a consegnare l’abito a Francesco Cossiga. Allora era l’unico abito in velluto indossato nel Parlamento italiano».
Com’è il mondo della moda in Sardegna?
«In Barbagia ho iniziato io, trascinando poi altre sartorie. Grazie alla nostra creatività, abbiamo grandi margini di miglioramento».
Molti giovani vorrebbero avvicinarsi a questo mondo.
«C’è spazio per le nuove generazioni. La passione, la creatività, l’intuizione e la pazienza sono indispensabili per questo lavoro, e consiglio ai giovani di coltivarle».
Qualcuno, però, deve aiutare i giovani che vogliono cimentarsi nella moda.
«In Barbagia sono state riaperte quindici sartorie, i pastori che indossavano i jeans ora stanno tornando al velluto. Servono corsi professionali per la formazione delle nuove generazioni, e questo può farlo soltanto la Regione. Vorrei tanto che lo facesse».
Carlo Fadda
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